Quanto è faticoso riconoscere ed accettare i propri difetti psicologici e portare alla luce quelle parti di noi che proprio non ci piacciono e che neghiamo a tutti, soprattutto a noi stessi.

La dipendenza ha molte facce e c’è molta poca informazione in merito.

Se pensiamo ad una persona dipendente ci viene subito in mente l’immagine di un eroinomane, un cocainomane, un alcolista o un fumatore, perché ci hanno abituati ad accorgerci del problema nel momento in cui è manifesto e soprattutto, siamo ormai integrati in una società in cui è d’obbligo etichettare le persone.

La dipendenza si nasconde molto bene anche in chi non ha mai sperimentato nella vita l’attaccamento verso una sostanza esterna, o almeno apparentemente.

Se per sentirmi vivo e stare bene ho bisogno di sentire o vedere una persona, sono spinto dalla modalità di sostituirmi all’altro perché inconsciamente lo reputo incapace di chiedere aiuto e provvedere al soddisfacimento dei suoi bisogni (modalità della crocerossina) o mi adopero affinché gli altri si accorgano di me, mettendo in atto una serie di comportamenti e pretese infantili atte a richiedere attenzioni, ma senza una cosciente volontà di responsabilizzarmi (sperpero di soldi, malattie psico somatiche, vittimismo) dovrei iniziare a pensare che, una parte della mia personalità, si regge su un meccanismo di dipendenza irrisolta.

A questo punto, è bene chiedersi:

“Il mio benessere e la mia autostima, così come lo stato di calma e appagamento, nascono spontaneamente dentro di me o cerco all’esterno qualcosa che possa risvegliarli?”

Premessa fondamentale di qualsiasi percorso di guarigione è la volontà di cambiare e responsabilizzarsi.

Noi personalità dipendenti cediamo molto volentieri all’esterno questa responsabilità e ci battiamo fino all’ultimo affinché qualcuno si accorga del nostro disagio: ma prima di arrivare a comprendere che esiste una condizione di disagio, passa del tempo, perché siamo anche molto bravi a raccontarcela.

Ci arrabbiamo molto poi se l’altro non ci comprende eppure siamo così distaccati e lontani dai nostri bisogni irrisolti che non sappiamo di avere un problema nel comunicarli.

Questo meccanismo si innesca ovviamente anche a livello terapeutico.

La Naturopatia ci insegna come sciogliere nel tempo anche la dipendenza terapeutica, proprio perché, il nostro compito, risiede nella solo ed unica stimolazione dei meccanismi di autoguarigione della persona.

Accogliere la sue debolezze e mostrargli nel contempo i suoi punti di forza sono uno stimolo per chi sceglie di rivolgersi ad un Naturopata.

Ma proprio perché il cambiamento ci impone scelte ad ogni passo che facciamo, risiede proprio nella persona la volontà di guarire e di responsabilità verso se stessa, così come l’intero potenziale di guarigione.

La Naturopatia ci mostra l’enorme fonte di salute e benessere che abita all’interno di noi stessi e che spetta proprio a noi alimentare momento per momento.

 

 

 

 

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